Le bioenergie non inquinano. La solita bufala, oggi scoperta, degli ecobufalari di professione

Sulla rivista Science è stato pubblicato un articolo a firma di nove scienziati dal titolo “CLIMATE CHANGE: Fixing a Critical Climate Accounting Error” (Cambiamento climatico: correzione di un errore fondamentale nella contabilità del Cambiamento Climatico).

L’articolo è frutto di un lavoro congiunto di scienziati appartenenti alle seguenti istituzioni: Princeton University, Environmental Defense Fund, Marine Biological Laboratory, Duke University, International Institute for Applied Systems Analysis, University of California at Berkeley, Cary Institute of Ecosystem Studies, Michigan State University, University of Minnesota. Come si vede, roba di prim’ordine.

Che cosa è accaduto? Che i criteri adoperati per stabilire se le emissioni di CO2 siano o meno in accordo con il Protocollo di Kyoto e con le varie legislazioni adottate nei paesi industrializzati sono, semplicemente, errati. E di molto.

L’errore, commesso da politici e da scienziati, è di tale dimensione da mettere a repentaglio il raggiungimento degli obbiettivi fissati, appunto, a Kyoto e per legge nei vari paesi, Europa in primis.

La misura dell’errore commesso è ancora da definire. E, a quanto pare, la cosa sarà lunga e difficile.

Tuttavia, esso riguarda uno dei fiori all’occhiello del politically correct ambientalista: la convinzione, quasi maniacale, che usare le bioenergie in sostituzione delle fonti fossili, cioè del carbone e del petrolio, sia fare il bene del pianeta e dell’Umanità intera, comprese le generazioni a venire.

Le bioenergie vengono considerate, secondo tale vulgata, “carbon neutral”, cioè non inquinanti dal punto di vista dell’effetto serra. Dov’è l’errore?

Primo punto: si trascura il come tali bioenergie vengano ottenute. Per giunta, quando le bioenergie vengono adoperate, non vengono conteggiate le emissioni di CO2 derivanti da tale uso.

E’ del tutto ovvio che ciò introduce differenze sostanziali nel bilancio netto di emissioni di CO2 relativo alle bioenergie e falsa il confronto con altre fonti di energia, ad esempio il petrolio.

Facciamo un esempio. Supponiamo di usare l’etanolo al posto della benzina nei trasporti su ruota. E supponiamo che l’etanolo venga prodotto con la canna da zucchero, coltivata in terreni ottenuti disboscando, per dire, l’Amazzonia. Bene.

Questi bei tomi di politici e scienziati, come calcolavano, fino ad oggi, le emissioni di CO2 derivanti dall’uso di etanolo?

Prima cosa: assumevano che dal tubo di scappamento non venisse fuori neanche un grammo di CO2 (cosa non vera). E trascuravano tutte le emissioni derivanti dal bruciare gli alberi legati al disboscamento, i residui della coltivazione della canna da zucchero, le emissioni legate alla raccolta e alla coltivazione (trattori per arare i terreni, macchine per raccogliere e triturare la canna, fumigratrici, e quant’altro).

Roba che tutti andrebbero rimandati a frequentare le elementari.

Uno degli autori dello studio, tale Steven Hamburg, intervistato dopo la pubblicazione dell’articolo, ha candidamente ammesso “che si commise un errore in buona fede allorché si discusse dell’aspetto scientifico della questione, quando cioè, i trattati e la legislazione sul cambiamento climatico” furono redatte, discusse, e approvate. Hamburg aggiunge: “avendo compreso che errore c’è stato, adesso ci si sta adoperando per correggerlo. Non è lavoro da poco, ma lo faremo.”

Io sono dell’opinione che l’errore, probabilmente, e molto assai, non sia stato commesso in buona fede.
Un mucchio di gente sta facendo un mucchio di soldi con le bioenergie. Un mucchio di altra gente passa da un congresso a una convention sulla deforestazione selvaggia, in luoghi sperduti e selvaggi quali Bali o Rio de Janeiro. Vita dura, ma quando si ha una mission di alto valore etico, non si bada ai sacrifici, nevvero?

Altro mucchio di altra gente non fa che scrivere sui giornali per denigrare i cosiddetti “negazionisti”.

Quei matti di Bruxelles vogliono farci spendere, a noi italiani, con questi chiari di luna, 200 Miliardi di euro (duecento, cioè quattrocentomila miliardi delle vecchie lire), entro il 2020, per ridurre le emissioni di CO2 del 20%.

Adesso ci si dice, ragazzi, scusate, abbiamo toppato. In campana: sappiate che, magari dopo avere speso questo everest di soldi, potreste scoprire che, di fatto, le emissioni non sono calate del 20%, ma solo 2%.

O, peggio ancora, potreste scoprire che sono aumentate.

Cosa pensare di questi politici e di questi “scienziati”?

Io sono senza parole. Non mi vengono neanche le parolacce. Voi, se volete, usate la vostra creatività.